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Gli ultimi sette giorni

di Rachele Schettini *

Solo sette giorni per portare via quanti più afghani possibili tra quelli che hanno collaborato con le Forze Nato per contrastare l’oscurantismo radicale di un Islam anacronistico e immettere nella linfa della società il senso ed il valore della libertà della persona umana.

Il ricorso a volte brutale della Storia ha invece riproposto in fretta quel sistema oppressivo ma venti anni non sono passati invano.

Il Paese non è più tacitamente acquiescente alla logica della sottomissione, soprattutto quella generazione che è nata dopo la caduta dei taleban nel 2001 che si ribella, oppone al vessillo islamico la bandiera laica dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, quella guadagnata nel 1921, nella travagliata fase di riassetto del Medio Oriente, dopo il Primo Conflitto Mondiale.

Le donne non sono tutte corse ad autoconsegnarsi alla prigionia del burka, ma resistono ancora per le strade di Kabul con lo sguardo alto ed il viso esposto alla minaccia della gogna.

Ma mancano solo sette giorni, Biden è deciso a non oltrepassare i limiti dell’infausto accordo Trumpiano, nonostante le sollecitazioni degli alleati europei e canadesi.

Lo sdegno internazionale per le modalità della ritirata non scalfisce la sua decisione perché più umiliante per gli USA sarebbe aprire uno spiraglio ulteriore di trattativa.

Neanche il G7 convocato dal premier inglese riuscirà nell’intento.

Prime Minister Boris Johnson holds virtual G7 meeting
Prime Minister Boris Johnson holds virtual G7 meeting (license Creative Commons) original image: flickr number 10 official account

I taleban hanno fretta che anche l’ultimo militare Nato lasci il paese per avere finalmente le mani libere sulla popolazione, per imporre quell’Emirato islamico che ha per Costituzione la Sharia, un corpus juris teologico- politico, formatosi nelle uniche scuole quattro scuole giuridiche islamiche alla fine del primo millennio e dichiarata all’epoca sigillato, non modificabile nei secoli a venire .

Al suo interno le norme sanzionatorie per i previsti reati ancora riferite a lapidazione, taglio della mano, frustrazioni, taglio della testa.

Le forze talebane, ben equipaggiate, con divise ed armi abbandonate dalla Nato, con visi spesso sorridenti, cercano di apparire, ai riflettori dei media internazionali ancora in campo, più moderati, aperti a quella modernità sempre condannata, ribadendo però nel contempo la loro fedeltà alle regole sharaitiche.

Mancano solo sette giorni.

E dopo cosa ne sarà delle donne a viso aperto, della musica che si suona nei locali, dei sogni universitari di tante ragazze, del piacere della libertà di espressione di uomini e donne?

Un futuro incerto ma prevedibile che non potrà in alcun modo lasciare indifferente l’Occidente, quell’Occidente che dopo la rinunzia statunitense ad essere il custode mondiale della libertà, oggi è rappresentato solo da un ristretto gruppo di Paesi dell’Unione europea , chiamati comunque dalla Storia in questo tragico momento a svolgere un ruolo determinante.

*Presidente di Europa2010