Thomas Sankara e la Terra delle Persone Integre

di Osvaldo Biribicchi

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La conoscenza dell’Africa attuale non può prescindere dalla conoscenza di uno dei suoi leader più carismatici, Thomas Isidore Noël Sankara, il cui pensiero politico è andato ben oltre gli angusti ed artificiosi confini statuali creati dagli europei alla Conferenza di Berlino nel 1885. Sankara nasce il 21 dicembre 1949 a Yako nell’ex Alto Volta[1] in una famiglia cattolica. Terminati gli studi liceali, nel 1966, in un quadro di forte instabilità politica (il Paese è indipendente dal 5 agosto 1960), entra alla Scuola Militare dove si mette subito in evidenza per le sue non comuni doti intellettuali. Nel 1969, al termine del corso di studi, accede all’accademia militare dell’esercito di Antisirabe in Madagascar da cui ne esce nel 1973[2] con il grado di sottotenente. Nel frattempo nell’Alto Volta «era stata approvata una nuova Costituzione che istituiva un multipartitismo e che assegnava la presidenza della Repubblica solo all’ufficiale dell’esercito più alto in grado»[3]. Al suo ritorno in patria, in un clima di profonda confusione politica, Sankara trova solo miseria ed un Paese ormai al collasso. L’8 febbraio 1974, con l’attività istituzionale paralizzata, i militari sospendono la Costituzione e sciolgono l’Assemblea Nazionale. In quello stesso anno, in occasione di un breve conflitto armato scoppiato tra il Mali e l’allora Alto Volta per il possesso di una piccola striscia di terra ricca di acqua e di materie prime nel nord-est del Paese, Sankara è inviato al fronte dove mette in luce la sua forte personalità e spiccate qualità umane. Egli, a differenza di molti suoi colleghi, è un ufficiale di buon senso che cerca di non esporre i suoi uomini ad inutili pericoli ed al tempo stesso impedisce loro di compiere crudeltà. L’esperienza sul campo lo convince che quel problema di frontiera, residuo del colonialismo francese, si sarebbe potuto e dovuto risolvere pacificamente tra le due parti[4].

Dai soldati pretende un comportamento esemplare dentro e fuori dalle caserme in modo che siano da esempio agli altri cittadini (l’esempio è un aspetto dominante che lo accompagnerà e supporterà sempre nella sua azione militare e politica). Quando non sono impegnati in attività addestrative, ne cura la preparazione culturale, civica e politica e, soprattutto, li fa studiare convinto che diversamente sarebbero solo dei potenziali criminali. I militari vengono impiegati, tra l’altro, a sostegno della popolazione nei villaggi conseguendo il duplice risultato: addestramento ed impegno civile.

Il giovane ufficiale, intanto, prosegue la sua carriera alternata tra corsi all’estero ed incarichi vari, senza tralasciare gli studi politici. Nel 1980, con un colpo di Stato, va al potere il colonnello Sayé Zerbo, che nel 1981 gli affida l’incarico di Segretario di Stato per l’informazione; incarico da cui si dimette l’anno seguente a causa «del carattere autoritario e di opposizione ai sindacati»[5] del governo di cui fa parte. Il 10 gennaio 1983, dopo una serie di alterne vicende, tra cui il carcere, e l’ennesimo colpo di Stato, il Consiglio di salute pubblica decreta «nonostante la sua opposizione, Sankara primo ministro»[6]. Egli sente il peso di questa enorme responsabilità e si dedica con ferma decisione non solo a lungimiranti programmi in settori strategici come la sanità, l’istruzione e la desertificazione ma anche ad ambiti più prettamente socio-culturali come la condizione della donna. In brevissimo tempo, promuove una campagna di vaccinazioni mai attuata prima di allora (in meno di tre settimane riesce a far vaccinare contro il morbillo, la meningite e la febbre gialla il 60% dei bambini del Paese), in ogni villaggio fa costruire scuole, ambulatori per il primo soccorso; istituisce corsi di formazione per infermieri; fa piantare milioni di alberi per contrastare la desertificazione e costruire magazzini per lo stoccaggio dei raccolti; fa costruire bacini idrici per combattere la siccità.

Il 4 agosto 1984, in occasione del primo anno di governo, Sankara cambia il nome dell’Alto Volta in Burkina Faso, Paese degli uomini integri. Sempre in quell’anno scrive un nuovo inno, modifica la bandiera nazionale, decreta una riduzione significativa delle tasse scolastiche e la terra diviene proprietà dello Stato. Tenta di ridare vigore all’arretrata economia rurale nella speranza di far raggiungere al Paese l’autosufficienza alimentare rifiutando polemicamente gli aiuti internazionali e le politiche di aggiustamento promosse dal Fondo Monetario. «L’Africa si salverà da sola. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno sta nella nostra terra e nelle nostre mani» ripete nei suoi comizi. Non contento, si fa promotore presso le cancellerie occidentali di una campagna contro il debito estero contratto dai Paesi africani: «Dopo essere stati schiavi, siamo ora schiavi finanziari. Dobbiamo avere il coraggio di dire ai creditori: siete voi ad avere ancora dei debiti, tutto il sangue preso all’Africa». La Francia, in particolare, teme che il proselitismo di questo leader possa erodere la propria influenza politico-economica in Africa.

Il 4 ottobre 1984, alla 39a sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, Sankara pronuncia un discorso in cui elenca i problemi fondamentali che affliggono il suo popolo e delinea contemporaneamente le linee programmatiche che avrebbero guidato la sua azione di governo. Un’azione mirata a prendere le distanze da tutti quegli attori esteri (governi, multinazionali, organismi internazionali) che nulla avevano fatto e facevano a favore del popolo burkinabé sempre più sfruttato e povero. È un discorso colto, chiaro, panafricano che probabilmente nessuno si sarebbe mai aspettato da un giovane militare a capo di un Paese poverissimo. Sankara non è fazioso e come tale non nasconde le sue critiche anche verso una certa borghesia africana colpevole di complicità con gli ex colonizzatori o (come si preferisce) con i nuovi colonizzatori finanziari e culturali che danno l’assalto al continente africano: «… l’istruita piccola borghesia africana – se non quella di tutto il Terzo mondo – non è pronta a lasciare i propri privilegi, per pigrizia intellettuale o semplicemente perché ha assaggiato lo stile di vita occidentale. Così, questi nostri piccolo borghesi dimenticano che ogni vera lotta politica richiede un rigoroso dibattito, e rifiutano lo sforzo intellettuale per inventare concetti nuovi che siano all’altezza degli assalti assassini che ci attendono. Consumatori passivi e patetici, essi sguazzano nella terminologia che l’Occidente ha reso un feticcio, proprio come sguazzano nel whisky e nello champagne occidentali in salotti dalle luci soffuse»[7].

Sankara ai suoi collaboratori, ai suoi ministri chiede uno stile di vita sobrio. Lui stesso, per primo, si sottopone a sacrifici maggiori degli altri rifiutandosi di vivere al di sopra delle possibilità della gente comune. Per abbattere i privilegi della classe dirigente e sfidando i suoi oppositori politici che lo accusano di autoritarismo e di demagogia impone una radicale politica di austerità ai funzionari pubblici.

Sul piano sociale e culturale Sankara crea una frattura netta col passato. Si oppone fermamente a quella sorta di feudalesimo rurale che permetteva ai capi-villaggio di sfruttare i contadini. Punta con forza sull’emancipazione delle donne, si occupa di moralizzare la vita pubblica e lotta attivamente contro la prostituzione e la corruzione. A livello economico persegue una politica protezionistica. Nel 1987, nel corso di un memorabile quanto coraggioso discorso ad Adis Abeba presso l’Organizzazione dell’Unità Africana, affronta temi importanti quali il debito dei Paesi africani nei confronti dei Paesi europei ex colonizzatori ed il commercio di armi: «Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in mod

La Piazza dell’ONU a Ouagadougou, Burkina Faso

o che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso… E vorrei terminare dicendo che ogni volta che un paese africano compra un’arma è contro un africano. Non contro un europeo, non contro un asiatico. È contro un africano. Perciò dobbiamo, anche sulla scia della risoluzione sul problema del debito, trovare una soluzione al problema delle armi»[8].

L’opera di rinnovamento politico e sociale avviata da Sankara viene brutalmente interrotta il 15 ottobre 1987 con il suo assassinio nel corso di un colpo di Stato attuato da alcuni ufficiali dell’esercito suoi colleghi. Il comando della nuova giunta militare viene assunto dal capitano Blaise Compaoré, personaggio che ha governato fino all’ottobre del 2014 quando, a seguito di violente manifestazioni popolari, è stato costretto a lasciare il governo nelle mani dell’esercito, che ha guidato il Paese fino alle elezioni politiche del novembre 2015 vinte da Roch Marc Christian Kaboré. All’origine della protesta popolare il tentativo di Compaoré di modificare la costituzione per rimanere ancora al potere dopo ben 27 anni di governo, cioè da quando fu ucciso, in circostanze mai del tutto chiarite, il suo vecchio compagno d’arme. In conclusione, Sankara ha saputo coniugare pensiero ed azione ponendo in atto, finché ha potuto, politiche tese a migliorare le condizioni di vita del suo popolo dimostrando concretamente che i governi dell’Africa Sub-Sahariana (e non solo) hanno nelle loro mani gli strumenti per far uscire le rispettive popolazioni dalle condizioni di indigenza in cui versano. Probabilmente, se Sankara avesse potuto proseguire nel suo lavoro ed altri leader africani avessero seguito il suo esempio, oggi l’Europa non si troverebbe a gestire il grave fenomeno dei flussi migratori dai Paesi sub-sahariani.

[1] Colonia francese che nel 1932 viene divisa tra Mali, Nigeria e Costa d’Avorio per essere poi ricostituita nel 1947.

[2] Anno particolarmente critico per l’Europa che avendo appoggiato Israele nella guerra dello Yom Kippur – dal 6 al 25 ottobre –  si vide chiudere il flusso di petrolio da parte degli Stati appartenenti all’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio “OPEC”.

[3] Paul Sankara, uno dei fratelli più piccoli di Thomas, nell’Introduzione al libro Thomas Sankara – I discorsi e le idee, Ed. Sankara, II Ristampa agosto 2011, Roma p. 17.

[4] La Corte di giustizia internazionale, il 22 dicembre 1986, ridisegnò il confine tra le due nazioni dividendo equamente la striscia di Agacher, un’area di circa 2.000 chilometri quadrati, ed assegnò una porzione al Mali e l’altra al Burkina Faso, che accettarono e posero fine alle continue tensioni.

[5] P. Sankara, Thomas Sankara – I discorsi e le idee, p. 20.

[6] Ivi, p. 21

[7] T. Sankara, Discorso all’ONU, 4 agosto 1984 (vedi Appendice I).

[8] T. Sankara, Discorso all’Organizzazione per l’Unità Africana, 29 luglio 1987 (vedi Appendice II).

 

Appendice I

Appendice 2

 

Bibliografia sommaria

Sennen Andriamirado, Il s’appelait Sankara. Chronique d’une mort violente, Jeune Afrique Livres.

Pape Gueye, eroi & resistenti africani – Da Mandela a Thomas Sankara, Edizioni “Legueye”.

Bruno Jaffré, Biographie de Thomas Sankara. La Patrie ou la mort…, l’Harmattan.

 Bruno Jaffré, Burkina Faso Les années Sankara, l’Harmattan.

Thomas Sankara – I discorsi e le idee, Ed. Sankara, II Ristampa agosto 2011, Roma.

Thomas Sankara L’émancipation des femmes et la lutte de libération de l’Afrique, Pathfinder.

Thomas Sankara. Oser inventer l’avenir – Le parole de Sankara, Pathfinder & l’Harmattan.

Aluisi Topolini, Thomas Sankara. Una speranza recisa, Quaderni Emi sud.

Alfred Yambangba Sawadogo, Le président Thomas Sankara. Chef de la Révolution Burkinabé 1983-1987 Portrait, L’Harmattan.

 

 

Sitografia

http://www.africanews.it/discorso-sul-debito-di-thomas-sankara/

http://www.lefigaro.fr/international/2015/06/01/01003-20150601ARTFIG00241-les-derniers-mysteres-de-la-mort-de-thomas-sankara.php

https://www.monde-diplomatique.fr/recherche?s=thomas+sankara

4 agosto 1983: Sankara diventa presidente dell’Alto Volta

http://www.radici.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-2e149973-0218-4c48-b479-9bc54c34af46.html

http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6ce6e187-9e95-442c-b804-97b52486536a.html

http://stayrockforever.it/thomas-sankara-presidente-degli-uomini-integri/

http://stayrockforever.it/thomas-sankara-presidente-degli-uomini-integri/

http://thomassankara.net/discorso-de-sankara-sul-debito-allorganizzazione-per-lunita-africana-del-29-luglio-1987/?lang=it

 

 

Allegati